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Teatro delle Temperie -
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il circo capovolto
  • il circo capovolto
la locandina:
 
liberamente tratto dal romanzo di Milena Magnani
 
Vincitore del Roma Fringe Festival edizione 2017 per MIGLIOR DRAMMATURGIA, MIGLIOR ATTORE E PREMIO DEL PUBBLICO
 
Vincitore del PREMIO DEL PUBBLICO - Ermo Colle 2020 
 
di e con Andrea Lupo
diretto da Andrea Paolucci
disegno luci e suoni Andrea Bondi
una produzione Teatro delle Temperie
in collaborazione con Teatro dell'Argine
con il sostegno della Provincia di Bologna e della Regione Emilia Romagna
crediti:
  • Categoria: Prosa
  • anno: 2012
  • diretto da: Andrea Paolucci
  • scritto da: Andrea Lupo
  • una produzione: Teatro delle Temperie e Teatro dell'Argine
la trama:
 
Uno spettacolo intenso ed emozionante.
Un vortice in cui memoria, appartenenza, famiglia e sangue si mescolano a guerra, deportazioni, tradimenti, fughe e vendette.

Due storie parallele ma strettamente intrecciate, quella di Branko e quella di suo nonno Nap’apò, due generazioni di rom in questa Europa in cui le etnie nomadi hanno vissuto e vivono ancora vite separate, vite “a parte”. Una generazione è finita nei campi di concentramento, la successiva nei campi rom alle periferie delle grandi città.

Branko Hrabal in fuga dall’Ungheria si rifugia in un campo rom in Italia. Porta con sé dieci scatoloni contenenti quel che rimane del famoso circo ereditato da suo nonno.

Circo che ha dovuto bruscamente interrompere la sua attività durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti ne hanno prima rinchiuso e poi sterminato tutti gli artisti. Branko non sa che farsene di questa eredità pesante ed ingombrante. Ma nel campo trova un gruppo di bambini curiosi che lo obbligano a raccontare la storia di quel circo, che è la storia della sua famiglia e che è in sintesi la storia dell’Europa da cui tutti discendiamo.

Branko si trova così a ripercorrere l’epopea della propria famiglia, dalla gioia, dall’incantamento e dallo stupore che il circo di suo nonno sapeva portare in giro per tutta Europa, fino alla fuga, alle deportazione, alla reclusione e allo sterminio. Sette bambini lo ascoltano con occhi pieni di incantamento e trovano finalmente fra un trapezio, cinque clave e qualche vecchio costume una nuova speranza di riscatto e di felicità.

Fra gente del campo che non è neppure più in grado di immaginare un domani per sé e per la propria famiglia c’è ancora invece chi riesce a vedere una possibilità di futuro: quei sette bambini che trasformano la storia della famiglia di Branko in energia nuova e voglia di riscatto. Nascosti nelle cantine di un vecchio palazzo abbandonato, ispirati da Branko lavorano sodo e alla fine riescono a dar vita ad un nuovo circo... un loro nuovo circo... un circo sottoterra... un circo capovolto. 

note di regia
 
Questo spettacolo arriva come il risultato di un percorso iniziato insieme all’autrice, Milena Magnani, nel 2008, anno di pubblicazione del romanzo e dell’elaborazione di una lettura drammatizzata che ha accompagnato in tutta Italia la presentazione del romanzo stesso.
 
Lo spettacolo nasce, prima di tutto, dalla curiosità verso un popolo, quello Rom, che pur vivendo all’interno della nostra comunità,  non ne ha mai veramente fatto parte e ha mantenuto nei secoli la propria identità pur mescolandosi e immergendosi in culture diverse, fra popoli differenti. Le differenze sono il vero filo rosso di questo spettacolo. Differenze come valori aggiunti e non come ostacoli, non come limiti invalicabili, non come pretesti per allontanarsi. 
 
Differenze come occasioni, come opportunità, come incontri. Differenze fra le persone che vivono all’interno dei campi; fra chi vive nei campi e chi vive fuori. Differenze fra chi arriva nei campi e chi nasce già nei campi e da lì non ha nessuna speranza di andarsene. Differenze fra chi non è neppure più in grado di immaginare una differenza per se, per la propria famiglia, per la propria gente e chi invece riesce ancora a vedere negli occhi curiosi dei bambini una possibilità di futuro e forse di riscatto.
 
Andrea Lupo

 

Incontro il testo di Milena perché me lo regala una mia giovane amica. Ha gli occhi ancora rossi per la commozione e mi dice che è un romanzo “scritto apposta per te: parla di bambini, circhi e campi Rom”. Inizio la lettura un po’ scettico: cosa c’entro io con questo Branko, e con Senija, Ibrahim e il vecchio Nap apó e il suo strampalato Kék Cirkusz? E mentre mi faccio queste domande leggo di padri e figli, di regole dure da rispettare e giuramenti difficili da mantenere. Ed è una favola, ed è una parabola, ed è un romanzo, ed è una confessione. Ed è ironico, ed è malinconico, ed è comico, ed è cattivo. Ed è leggero, magico e ti si appiccica dentro facendoti vacillare, inesorabilmente.
 
E sembra proprio scritto per te.
 
Arrivo in fondo tutto d’un fiato e proprio in quel momento mi chiama Andrea Lupo e mi dice “ho finalmente trovato il testo giusto per lavorare insieme”. Mi asciugo gli occhi e rispondo d’un fiato: “Arrivo!”.
 
Andrea Paolucci
rassegna stampa
 
Massimo Marino
Corriere di Bologna 

Dolcezza e violenza, incanto e durezza. In una periferia di tralicci, rifiuti, baracche, roulotte sfasciate, con palazzoni sullo sfondo, fango e erbacce sotto i piedi, si svolge quel romanzo meraviglioso che Il circo capovolto (2008) della bolognese Milena Magnani... è diventato ora un bello spettacolo, dal ritmo stringente e coinvolgente. Con la regia Andrea Paolucci e l’interpretazione intensa di Andrea Lupo.
Scatta la magia del teatro, che solo con la voce, con pochi gesti, segni, musiche, riesce a ricreare un mondo intero, gli scontri, gli odi, l’esaltazione e la maledizione della differenza, la sua umanità e quel barlume di felicità che qualcuno chiama bisogno di un mondo diverso. 

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Carlo Magistretti
bolognateatro.it 

Spettacolo cinematografico ed evocativo: sembra quasi di vedere i luoghi e i protagonisti di tutto ciò che viene raccontato. Uno spettacolo sicuramente gradito a chi ama il teatro di narrazione.

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Roberto Canavesi
teatroteatro.it

Un racconto che intreccia l'olocausto rom a toni di un'epopea famigliare i cui protagonisti, Branko escluso, non hanno più fatto ritorno dal campo di concentramento: la narrazione, dal ritmo sostenuto e coinvolgente, rivive nella pregevole interpretazione di Andrea Lupo, ispirato cantore delle gesta del protagonista cui da voce con un curioso slang balcanico-emiliano. Assoluto controllo del corpo e sguardo dritto in avanti, pochi ed elementari gli ingredienti di una bella prova d'attore che rende merito alla storia ed alla tradizione del miglior teatro di parola.

tournée
un grazie speciale a