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WOYZECK - a guardarci dentro gira la testa
  • WOYZECK - a guardarci dentro gira la testa
la locandina:

di Georg Büchner
adattamento e regia Andrea Lupo e Giovanni Dispenza
con
Andrea Lupo
Giovanni Dispenza
Camilla Ferrari
Michela Lo Preiato


scene Matteo Soltanto
disegno luci Pietro Sperduti
musiche originali Angelo Adamo
aiuto regia Marco De Rossi
consulenza linguistica Alessia Raimondi
elementi scenografici Giuseppe Pistorio
foto di scena Roberto Cerè

crediti:
  • Categoria: In distribuzione
  • anno: 2019
  • diretto da: Andrea Lupo,Giovanni Dispenza
  • scritto da: Georg Büchner
  • una produzione: Teatro delle Temperie
la trama:

Woyzeck è un soldato, pervaso da costanti visioni e allucinazioni, che cerca in tutti i modi di sostenere economicamente la sua compagna Marie e il loro figlio, Christian. Si ritrova così costretto, per guadagnare dei soldi in più, a sottoporsi agli esperimenti di un dottore e diventare il barbiere personale del Capitano del reggimento. Marie viene considerata dalla gente del paese una prostituta perché ha un figlio senza essere sposata con Woyzeck. La loro relazione, già appesa ad un filo, ma incredibilmente profonda e inesauribile, subisce, oltre ai quotidiani problemi legati alla mera sopravvivenza, l’entrata in scena del Tamburmaggiore, elemento di spicco della banda militare; Woyzeck, in un vortice di umiliazioni, vessazioni, trattato continuamente come un animale, dal dottore, dal capitano, sempre più abbandonato a se stesso, non sa più a cosa credere; il dubbio dell’infedeltà di Marie, e la paura di perderla definitivamente portano Woyzeck ad affondare in un stato di rabbia e disperazione che inevitabilmente prelude alla tragedia finale.

note di regia

Franz Woyzeck e Marie sono fra i personaggi più complessi, emotivi, violenti, indifesi, sperduti che io abbia mai incontrato. Attorno a loro, un mondo popolato da personaggi che sembrano mostri, alcuni spaventosi altri ridicoli, che in un’alternanza tra violenza e farsa, tra soprusi e sberleffi, ci regalano un’inquietante, divertente, angosciosa fotografia della società di oggi. Ci siamo voluti addentrare con rispetto e curiosità negli abissi che questo meraviglioso testo propone. Abissi umani e abissi sociali, emotivi, relazionali. Come scrive Büchner “ogni persona è un abisso, gira la testa a guardarci dentro”. E noi verso questo giramento di testa, verso questo smarrimento, verso questo abisso senza fondo che fa venire le vertigini, che attira fatalmente, che affascina e terrorizza, che seduce ed incanta, ci siamo voluti lanciare. Da questo viaggio meraviglioso composto da giorni e giorni di ricerca sui frammenti e sulle scene di questo stupendo testo incompiuto e da giorni e giorni di sperimentazione condotta insieme agli attori, ne siamo emersi con un intenso, vivace, emozionante e terribilmente suggestivo materiale teatrale pronto da esser lavorato e plasmato. Finita la fase di sperimentazione abbiamo iniziato il lavoro di messa in scena tenendo ben salda la nostra volontà di far vedere al pubblico tutta la vicenda attraverso lo sguardo di Woyzeck… o meglio attraverso la memoria di Woyzeck. 

La nostra interpretazione nasce quindi dalla volontà di capire e mettere in scena come vede il mondo Woyzeck, come lo percepisce, cosa sente e come interpreta ogni cosa che vede, sente, ogni cosa che gli accade. Abbiamo fortemente voluto sottolineare quello che per noi è lo sguardo fanciullesco di Woyzeck la sua natura infantile ancora fatalmente legata al mondo dell’immaginazione e della Natura colma di fenomeni inspiegabili e magici, crudele e spontaneo, violento e poetico come solo un bambino può essere.

In scena quindi pochi elementi dichiaratamente artificiosi e legati ad un immaginario fanciullesco sono evocativi di tutto quel mondo reale filtrato dal ricordo e dal particolare modo di vedere le cose di Woyzeck. Le azioni stesse dei personaggi rimandano spesso a giochi dell’infanzia come se ogni adulto fosse, nei propri schemi comportamentali e nelle relazioni, imprigionato in quelle dinamiche di gioco infantile. 

Ad arricchire il quadro, dodici teste stilizzate escono letteralmente dalle pareti laterali come se questo uomo-bambino-Woyzeck fosse costantemente succube degli sguardi di tutti… esaminato, giudicato, redarguito in continuazione da tutti… dalla società intera.

La continua tensione, frizione, contrasto fra questa storia adulta raccontata attraverso gli occhi e i sensi e le percezioni di un eterno bambino-Woyzeck regala allo spettatore un esperienza estrema, profonda, violenta ed esplosiva. 

Commenti

Tutti e quattro gli attori rendono appieno il disagio interiore, la lotta, la sofferenza e la crudeltà dell'animo umano, la fragilità alla base delle azioni dei protagonisti della vicenda mantenendo costante per un'ora e mezzo di spettacolo la tensione ed il ritmo di un testo non facile, né per ricostruzione dei frammenti, né per contenuti. Notevole lo sforzo fisico, sia nello spostamento della struttura che nelle evoluzioni circensi - sostenute da tutti gli attori in parti più o meno ampie - che avrebbero potuto "spezzare" la voce durante la recitazione e che invece sono state superate senza difficoltà.La scelta registica - grazie al contributo degli elementi scenografici - mette in evidenza non solo il punto di vista "fanciullesco" di Woyzeck, ma anche e soprattutto l'inquietudine, l'ossessione, strizzando l'occhio ai grandi maestri dell'ossessione, primo tra tutti Dario Argento con Profondo Rosso. La nenia canticchiata più o meno sottovoce, il punto di vista dall'alto della gabbia, la "bambola" nella quale si trasforma Marie, i toni cromatici dati allo spettacolo, ricordano spesso la delirante atmosfera cinematografica mettendo in risalto come, nell'animo umano, "a guardarci dentro gira la testa."

Beatrice Ceci per Media&Sipario

 

Ansia, sì, e peso allo stomaco, che mi hanno accompagnato durante tutto lo spettacolo, e che ho portato anche a casa. Un’interpretazione che non ti permette di mollare un attimo. Vedere rappresentata la disperazione dell’essere umano e sentirsela arrivare addosso attraverso un personaggio, è tornare incontatto con quella disperazione che, inevitabilmente, durante il corso della propria vita, molti di noi, credo, abbiano provato. Un occasione quindi, Woyzeck, per riscoprirsi compassionevoli e accoglienti nei confronti della fragilità dei personaggi, magari non solo di quelli dello spettacolo. Compassionevoli e accoglienti nei confronti della fragilità dell’animo umano. E ancor piu’ importante, nei confronti della propria fragilità.

Patrizia Pazzaglia

un grazie speciale a